Medicina di genere o medicina delle differenze?
di Daniela Berardinelli
– Recensione
Crediti: Pixabay
Titolo
La medicina delle differenze
Autore
Silvia de Francia
Anno di pubblicazione
2020
Editore
Neos Edizioni
Il libro della farmacologa e giornalista Silvia De Francia “La medicina delle differenze” ci racconta storie di uomini, donne e discriminazioni. Il viaggio inizia con un excursus storico sulle origini della medicina. Ci narra un’arte antica composta da un mix di elementi di cura, magia e religione, dalla quale le donne sono state tenute lontane a lungo. E’ soltanto tra il V e il IV secolo a.C. con Ippocrate che si cominciano ad abbandonare lentamente le credenze religiose e nasce la scienza medica per antonomasia, le cui basi poggiano su osservazioni razionali.
Pur esistendo tracce femminili molto antiche, come Merit Ptah, vissuta circa nel 2700 a.C e tramandata come la prima “Medico Capo” alla corte del Faraone, il ruolo della donna continuerà ad essere considerato marginale, anche in termini biologici. Aristotele stesso la definirà come “difettosa” o affetta da “mutilazione” anatomica e in quanto tale la relegherà in una posizione di inferiorità. Tuttavia nello stesso periodo abbiamo la giovane Agnodice che, per poter assistere alle lezioni di Erofilo, medico della scuola di Alessandria d’Egitto, si traveste da uomo e inizia ad esercitare la professione confessando il suo segreto alle sole pazienti. Durante l’epoca romana una certa Fabiola, romana di origine nobile, è citata da San Gerolamo per aver fondato un nosokomion, forse il primo ospedale di Roma; a Costantinopoli Metrodora è la prima donna a scrivere un trattato sulle malattie delle donne “Medicina e cosmesi ad uso delle donne”. Nel Medioevo sorgerà poi a Salerno la prima Scuola di Medicina dell’Occidente cristiano, dove negli anni studieranno e insegneranno molte donne. Tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna il sapere scientifico si fonderà sempre di più su aspetti di natura teorico-tecnica, dai quali le donne verranno prevalentemente escluse. Facendo un balzo in avanti nel tempo ricordiamo nel 1800 Florence Nightingale, riconosciuta per aver fondato l’assistenza infermieristica moderna. Le donne iniziano così ad accedere maggiormente agli studi di medicina, ma l’esercizio della professione continuerà ad essere ostacolato dai colleghi, che le confineranno prettamente nell’ambito pediatrico e ostetrico.
Le difficoltà delle donne non sono però state riscontrate solo nell’accesso agli studi e alla professione, ma anche nelle cure sanitarie. Nel 1985 l’Istituto Nazionale della Sanità Statunitense (NIH-National Institutes of Health) denuncia l’esistenza del gap sulla medicina di genere, rendendo noto che fino ad allora la medicina aveva tenuto come riferimento solo i soggetti giovani adulti, maschi e bianchi, condizionando direttamente la diagnosi, la cura e la sperimentazione di nuovi farmaci. Nel 1998 l’Organizzazione Mondiale della Sanità inserisce la medicina di genere nell’Equity Act, prendendo atto delle differenze esistenti tra i due sessi. La medicina di genere si intreccia così alla farmacologia di genere, per cui viene richiesto alle case farmaceutiche di sperimentare i nuovi farmaci non più su un campione esclusivamente maschile ma anche femminile. Il genere viene quindi considerato come un determinante di salute e in quanto tale non più ignorabile, anche se gli insegnamenti di Medicina di genere ad oggi sono inseriti in pochi corsi di laurea e scuole di specializzazione.
Urge però un chiarimento, la medicina di genere non è la medicina delle donne bensì quella medicina volta a curare ciascun paziente in modo mirato, ristudiando quindi alla luce delle differenze di genere le patologie che colpiscono quotidianamente uomini e donne, che hanno spesso stili di vita differenti. Ancora oggi si pensa che le malattie cardiovascolari siano prevalentemente maschili, ma si tratta di un fraintendimento dovuto al fatto che le donne sono state quasi completamente escluse dai trial epidemiologici che hanno descritto sintomi, terapia e fattori di rischio dell’infarto.
La medicina di genere permea quindi più aspetti, dal riconoscimento sociale, alla partecipazione ai trial, alla farmacologia, fino alla procreazione assistita.
Il libro prosegue con una panoramica di ritratti biografici di donne che, seppur poco riconosciute, hanno dato un contributo fondamentale alla medicina e al suo esercizio.
Buona lettura e riflessione!