Editoriale – Nella rete di contatti
di Riccardo Federle
– Editoriale
Su di un ponte al Delta del Po’, in località Comacchio, necessario ad accedere al famoso Argine degli Angeli. La struttura è stata creata con l’integrazione di una rete elastica sulla quale è possibile camminare sospesi sul canale d’acqua… Si tratta di un’esperienza simpatica e curiosa che costringe gli avventurieri a destreggiarsi nelle pose più svariate per mantenere l’equilibrio. Un esempio perfetto di come funzionano le relazioni interpersonali (crediti: Riccardo Federle)
Non di solo amore! Non me ne vogliano gli artisti, i pensatori, i teologi, i filosofi e persino i poeti … ma la concretezza talvolta impone qualche più cruda verità. Sarebbe sicuramente tutto più bello se il mondo fosse governato solo ed esclusivamente dalla più potente forza che esiste (che solo per questa volta, per gentile concessione, non è la gravità), quella che secondo Dante “moveva il sole e l’altre stelle”, ma dobbiamo essere sinceri con noi stessi e ammettere che l’agàpe (ἀγάπη) e cioè l’amore disinteressato e senza misura, l’eros (Ἔρως) e quindi l’amore fisico frutto del desiderio e la philìa (φιλία), o in altre parole l’amore fraterno, l’affetto e la fiducia … non sembrano essere gli unici meccanismi che regolano le relazioni interpersonali.
Ciò che capita molto spesso, infatti, soprattutto in ambienti come quello lavorativo (dove cioè non è il piacere il principale principio aggregante quanto invece la mera necessità produttiva) è che la bontà gratuita delle azioni che sono o dovrebbero essere la roccaforte dei rapporti umani si traduce in un significato molto più arido: quello della convenienza. E la scienza di questo sembra essere molto consapevole: in natura esistono infatti esempi portentosi di associazioni di esseri viventi che instaurano convivenze reciproche e a conti fatti estremamente fruttuose ma al solo scopo di mutuo interesse. Il caso più noto è sicuramente quello del pesce pagliaccio che vediamo nuotare allegramente tra i tentacoli dell’urticante anemone (di cui garantisce la pulizia e dalla quale riceve protezione dai predatori). Ma basta spostarsi di qualche metro dalle barriere coralline per notare anche come i pesci pilota si accompagnino senza alcuna paura a temibili predatori come gli squali dai quali ricevono protezione in cambio di un efficiente servizio di igiene personale. Con un presupposto simile ma in un contesto completamente diverso molti fiori offrono ad insetti il nettare più succoso in cambio della loro opera (involontaria) di impollinatori.
Tutti esempi di incastri perfetti: tuttavia, in ognuno di questi casi, ciascuna delle specie sopra descritte non avrebbe alcun dubbio sull’abbandonare il “socio in affari” qualora subentrassero uno o più aspetti in grado di compromettere la propria sopravvivenza.
Niente fedeltà, nobiltà d’animo, nessun sentimento… solo semplice “mutualismo”. Letteralmente, volendo esporre una definizione più strutturata, possiamo dire che si tratta di una interazione tra individui diversi (che nel caso di animali e piante presuppone anche una variazione di specie) grazie alla quale si ottiene un vantaggio reciproco per mezzo dello scambio di risorse che l’uno possiede e l’altro no.
Sono molteplici e oltremodo interessanti le sfumature che, in natura, assume questo processo. Il mutualismo, infatti, è per la maggior parte dei casi una relazione “facoltativa”: l’interazione non risulta cioè essenziale e i soggetti coinvolti possono interrompere l’alleanza ad un certo punto della loro vita senza compromettere la propria sopravvivenza. Al contrario in alcuni casi, molto meno frequenti, si presenta anche qualche forma di mutualismo “obbligatorio” con una relazione si configura come più stabile e diventa essenziale per la vita dei partner: un esempio noto è quello della caravella portoghese (Physalia physalis) che se pur simile alle meduse è in realtà un sifonoforo frutto dell’aggregazione di quattro organismi diversi, collegati e integrati tra di loro al punto da essere fisiologicamente dipendenti per la sopravvivenza. I quattro polipi che la compongono infatti, si occupano rispettivamente di galleggiamento, predazione, digestione e riproduzione e non sarebbero più in grado di sopravvivere separatamente.
Nell’ordine da sinistra: una foto di mutualismo facoltativo tra i pesci pagliaccio e gli anemoni scattata al Loro Parque di Tenerife (Isole Canarie); una foto di Physalia physalis (più nota come “caravella portoghese”) esempio di mutualismo obbligatorio di quattro polipi scattata su una spiaggia dell’Isola di Terceira nell’arcipelago delle Azzorre; una foto dell’Argine degli Angeli a Comacchio dal quale si arriva passando attraverso il ponte che si vede nella foto di copertina di questo articolo (crediti: Riccardo Federle).
D’altro canto, il rapporto mutualistico può essere classificato anche in base al beneficio scambiato tra i partner stessi: in questo caso prende il nome di “difensivo” se si tratta di un rifugio o una difesa, “trofico” se è utile a fornire cibo o nutrimento e “dispersivo” se si pone l’obiettivo di distribuire sostanze come il polline o i semi delle piante.
La natura è perciò costellata di scelte che appaiono senza umanità e la preservazione delle specie è da sempre un obiettivo prioritario su tutto il resto, anche sulla sopravvivenza del singolo individuo. Per questo motivo non risulta affatto curiosa la diffusione preponderante di un mutualismo di tipo facoltativo. La versione obbligatoria tende ad esporre, infatti, a rischi maggiormente significativi:
- La dipendenza reciproca potrebbe configurarsi come molto rischiosa se uno degli organismi viene minacciato. Ne risulta una possibilità aumentata di sofferenza o estinzione da parte di entrambi;
- Gli adattamenti di organismi mutuati in modalità obbligatoria sono molto specifici e ciò rende loro meno flessibili nei confronti di cambiamenti più repentini;
- Avere e mantenere una relazione mutualistica obbligatoria è un dispendio energetico certamente molto maggiore rispetto alla modalità facoltativa;
- Aumenta la vulnerabilità rispetto a parassiti e malattie;
È come se in sostanza l’invito stesso di Madre Natura fosse quello di intraprendere relazioni di reciprocità solo se sapientemente confinate al raggiungimento di un obiettivo specifico. Mai andare oltre, mai rischiare … anzi, tenere sempre un freddo e lucido distacco dalla parte emozionale.
Un compromesso che, purtroppo, molti scelgono anche per la propria vita: molti uomini (e ovviamente anche donne) d’affari si trasformano pertanto in cinici calcolatori e anche le “amicizie” diventano in realtà delle fidelizzazioni momentanee secondarie al raggiungimento di uno scopo. Tutto sta, allora, nel diventare ottimi equilibristi all’interno della propria rete di contatti… un incessante e complicato lavoro, questo, che richiede comunque molta scaltrezza.
Chiaro che, a questo punto, sembra subentrare un problema di tipo morale: sono delle vere relazioni quelle che si instaurano senza una componente sentimentale stabile? Forse ci sembrano sterili da un punto di vista più umano ma non si può nemmeno dire che non abbiano senso di esistere.
Come sempre la verità non è mai assoluta e tutto può dipendere anche dal punto di vista: decidere quindi se tutto questo sia giusto o sbagliato non sta a me dirlo. Che la cosa possa essere fruttuosa, però, lo dice la scienza. Ma lo fa con quella freddezza insensibile dei dati, quella che, tutto sommato, non ci riempie il cuore.