Il banchetto del sapere
di Riccardo Federle
– Editoriale
In una posa molto romana, adagiato su un divanetto che funge da triclino, rievoco anche io se pur in forma molto più sobria dell’Olimpiade di Parigi un modello di cena di molti anni fa. Una curiosità: i romani erano soliti fare dei banchetti divisi in due parti. La prima costituiva il pasto vero e proprio composta dai cibi più corposi, la seconda era una prosecuzione della parte precedente in cui si continuava a bere e gli ospiti venivano intrattenuti da forme artistiche e attrazioni di vario genere. Crediti: Riccardo Federle
È un tempo di forti critiche… A Parigi le olimpiadi si aprono tra lo scalpore generale: una rivisitazione del banchetto degli dei dell’Olimpo con possibili associazioni all’Ultima Cena di Gesù Cristo raccoglie le rimostranze di una larga fetta di credenti e dei Vescovi di Francia i quali si scagliano contro tale presunta derisione della religione. Qualunque fosse l’intento degli organizzatori, sia che si tratti di un effettivo errore di interpretazione sia che possa risultare un reale tentativo di provocazione non sarà tuttavia questa penna a dirimere i fatti di cronaca quanto piuttosto a descriverli e fotografarli, prendendone spunto per più argute riflessioni.
Mi perdoneranno allora i lettori più integerrimi se scelgo di dare più rilevanza ad un secondo evento togliendo i riflettori dal cenacolo olimpico ma, mentre nella capitale francese si additava lo scempio, pochi giorni prima, in Italia, avveniva un fatto ben più preoccupante passato quasi del tutto inosservato: un comunicato della Rai radiotelevisione italiana annunciava infatti che NOOS, il nuovo programma culturale di Alberto Angela, veniva sospeso perché sopraffatto dagli ascolti di Temptation Island, reality mondano basato su trame di coppie e tradimenti.
La televisione pubblica ci ha tenuto a precisare che non si è trattato di una cancellazione quanto piuttosto di una sospensione intesa a salvaguardare il programma divulgativo che rischiava di soccombere e di cadere nell’oblio dovendosi accontentare di quelle poche briciole di ascoltatori in grado di non cedere al gossip.
La pacata reazione di Angela che, come sempre con estrema eleganza, accetta la decisione dell’emittente televisiva e si limita a raccontare l’impegno per la registrazione delle nuove puntate dando l’appuntamento agli ascoltatori a fine agosto con la ripresa della messa in onda, costringe un po’ tutti a smorzare i toni. Tuttavia ritengo doveroso, in quanto parte di quella comunità di divulgatori che si impegnano con estrema fatica a diffondere la cultura e la passione per la conoscenza, spendere alcune parole per tracciare una brevissima analisi su una situazione sempre più preoccupante.
I punti della questione sembrano più di uno: il primo riguarda il motivo di tale scelta e la sua liceità. Chiaramente se parliamo della RAI si tratta pur sempre di un’azienda che, come tale, è guidata dall’invadente regola economica del “fatturato”. Ciononostante, in quanto azienda pubblica, dovrebbe caricarsi il dovere morale di determinati valori da mantenere e diffondere. Ed è proprio qui che si arriva al nocciolo della vicenda. Quello che ci si aspettava, forse, era dunque una decisione diversa: una inversione di marcia, cioè, che fosse però a favore della scienza. Una pausa, quindi, che comprendesse la sospensione di altri programmi, questo nel tentativo doveroso di valorizzare cultura e conoscenza. E ciò, probabilmente, anche a scapito del dio denaro.
Se tuttavia le molteplici e già citate argomentazioni economiche non ci permettessero di pensare in modo puro e disinteressato alla cultura sopra tutte le cose e volessimo o dovessimo anche ammettere l’inevitabilità di tale decisione ecco che comunque la riflessione non si fermerebbe affatto. Anzi, rischierebbe di diventare ancora più ampia spostandosi su di un altro piano: quello del pubblico.
Ebbene sì, il pubblico è effettivamente l’essenza della divulgazione. Il divulgatore ha un unico grande compito, infatti: prendere un argomento, una materia, una fetta di sapere e renderla fruibile a chi ha davanti, a prescindere dalla scolarità o dall’estrazione sociale. E ciò è un compito difficilissimo: raccontare per affascinare, incuriosire e non annoiare è l’equivalente del lavoro arguto di uno chef che mescola essenze per esaltarne i sapori e non stancare il palato.
Pianificare un evento di divulgazione scientifica e culturale, pertanto, è difficile quanto accostare i giusti piatti e le giuste porzioni. Quale sarà il corretto equilibrio tra il gusto, la sazietà e l’indigestione?
Se quindi già è così complesso erigersi a diffusori di cultura e scienza perché le istituzioni non ci aiutano? La risposta sta probabilmente nell’importanza che viene data alla cultura stessa all’interno della società. E, perciò, credo si tratti di una sentenza eloquente: il sapere, l’istruzione e l’apprendimento sono fin troppo spesso considerati un aspetto di secondo piano, obbligatorio (per legge) fino ad un certo momento della vita e poi relegato ai ritagli di tempo o alla propensione personale.
Niente di più sbagliato però: se non altro perché ciò che ci eleva e ci differenzia dal resto degli esseri viventi è proprio questo: il fantastico e unico viaggio attraverso la conoscenza.
Tutta la nostra associazione, la Lampada delle Scienze, impegnata nel costante e difficile compito di raccontare la scienza al mondo, non può che essere solidale con Alberto Angela e il suo nuovo programma NOOS. Speranzosi in una rapida ripartenza ci auguriamo che questo fatto increscioso possa annoverarsi tra gli ultimi di questo genere o, quanto meno, che il prossimo grande scandalo dell’opinione pubblica non sia determinato dalla rivisitazione di un convito di divinità pagane quanto piuttosto dall’esclusione dal banchetto del sapere.