Carne coltivata: tra sperimentazione e innovazione

di Sara Bruni, Gaia Caforio, Laura Cattermol, Tommaso Pribaz, Gianluca Santini
– Alimentazione

Crediti: La Lampada delle scienze

Da un paio di anni entrando in ristoranti o negozi di città come Singapore e Los Angeles è possibile acquistare nuggets e hamburger di carne-non-carne: di che cosa sono fatti questi alimenti? E come vengono prodotti?

Di completa derivazione animale, la carne “coltivata” viene prodotta in laboratorio a partire da piccole quantità di tessuto muscolare dell’animale (non più di quanto verrebbe prelevato per eventuali controlli negli allevamenti tradizionali). Le cellule vengono conservate, selezionate (si scelgono le più “sane”, per facilitarne la riproduzione) e inserite in bio-reattori, in cui vengono alimentate con nutrienti e ossigeno, proprio come succederebbe in un allevamento! In questo caso, però, a nutrire le cellule vi è una miscela di acqua e nutrienti che contiene tutto il necessario (proteine e ormoni, ad esempio) per la loro crescita. Successivamente le cellule formano catene dalla struttura solida, ovvero dei muscoli a tutti gli effetti, “vivi”, poiché in grado di contrarsi e rilassarsi.

Costi e inquinamento

La carne coltivata presenta numerosi vantaggi, sia dal punto di vista ambientale che economico.

Essa genera l’80% in meno di emissioni di gas serra (il settore dell’allevamento è uno dei maggiori produttori rappresentando il 15% del totale): un gran vantaggio se si considera che una mucca produce ogni giorno dai 200 ai 300 litri di gas metano, la stessa quantità emessa da una macchina a benzina che compie 14 volte la distanza tra Roma e Milano!

Fino a poco tempo fa, il metodo di produzione della carne coltivata, piuttosto complesso, determinava costi abbastanza elevati, ma anche dal punto di vista economico ci sono stati diversi progressi: il prezzo è diminuito nel tempo tant’è che si è passati, per la produzione di 250 g di carne coltivata, da 1 milione di dollari nel 2008 a poco più di 10 oggi. Questo andamento lascia ben sperare sulla possibilità di arrivare ad una diffusione globale a prezzi accessibili nei prossimi anni. 

Dal punto di vista etico

È opportuno inoltre non tralasciare la questione etica: con la crescita di questa produzione potrebbero sparire gli allevamenti intensivi tradizionali e le pratiche crudeli che spesso vi si celano.

Ma amanti della carne, non vi preoccupate: carne prodotta in laboratorio non significa carne piena di agenti chimici, anzi! La carne sintetica viene infatti prodotta senza l’aggiunta di steroidi e antibiotici, farmaci invece spesso somministrati agli animali degli allevamenti intensivi. 

Carne nello spazio

Se finora abbiamo parlato di un’applicazione pratica, “terrestre”, della carne coltivata, cosa dire invece di una sua coltivazione nello spazio? È possibile? Utile?

Proprio durante l’ultima missione sulla ISS, la Axiom 1, gli astronauti hanno portato con sé un piccolo contenitore con cellule bovine e il nutrimento necessario per la replicazione, in modo da studiare una possibile futura applicazione nello spazio come alimento per gli astronauti. I risultati di questo esperimento non sono ancora disponibili ma si tratta certamente di un interessantissimo ambito di applicazione soprattutto per sostenere gli astronauti in missioni di lunga durata. 

Abbiamo visto come gli utilizzi della carne coltivata si estendano dalle “stalle alle stelle”: non ci resta che aspettare per vederne l’evoluzione.

Autori: Sara Bruni, Gaia Caforio, Laura Cattermol, Tommaso Pribaz e Gianluca Santini per la “Lampada junior” (nell’ambito del progetto PCTO svolto presso il Liceo “F. Enriques” di Livorno nell’a.s. 2021-2022)