Piove sempre sul bagnato
di
Riccardo Federle
– Editoriale
Crediti: Riccardo Federle
È lo sguardo dei poeti quello che mi coglie in questi giorni: il maltempo imperversa ormai senza sosta e, volendo e potendo evitare l’acquazzone, non resta che accontentarsi di vedere il mondo dalla finestra. Poco male direbbe Leopardi che da una singola apertura della sua casa di Recanati ha letteralmente navigato l’infinito… Un po’ più triste, invece, il mio punto di vista che partendo dalla pioggia insistente non può che ricollegarsi ai numerosi danni che queste sempre più frequenti calamità naturali stanno provocando ai nostri luoghi più cari.
Per il terzo anno consecutivo, in Italia, abbiamo registrato inverni particolarmente miti e una siccità che ha compromesso l’attività agricola e la sicurezza alimentare della penisola. In particolare l’inverno che si sta ormai concludendo ha vinto record negativi quasi impensabili come quello del lago Trasimeno il cui livello è sceso di un metro sotto la media, cosa che non succedeva da 50 anni.
Ma in preda ad una terribile forma di compensazione, nemmeno l’avesse previsto Dante nella sua legge del contrappasso (quella che calcolava la pena o il premio delle anime nell’aldilà a seconda dei peccati o delle opere buone svolte in vita), ci troviamo oggi a vivere l’esatto opposto: una serie di perturbazioni atmosferiche che sembrano quasi senza fine.
Eppure lo ricordo molto bene l’incontro di qualche mese fa con Francesco Petretti, noto divulgatore scientifico e volto televisivo, nonché attuale presidente della fondazione Bioparco di Roma, in cui parlava dell’importanza della pioggia perché, e cito, la prima pioggia toglie la polvere, la seconda bagna la terra, la terza raggiunge le radici e la quarta rinsalda la falda.
Ma come può la stessa acqua che risulta così significativa per la vita sul nostro pianeta essere fonte anche di tante tragedie? Molte città, infatti, sono oggi parzialmente sommerse, fiumi e torrenti straripano costringendo a limitare o chiudere molte attività. Per tentare di salvare dall’alluvione tante zone si è reso necessario aprire i bacini di laminazione: si tratta di opere idrauliche che servono a contenere l’acqua in eccesso dei fiumi durante le piene. Sono aree, normalmente destinate ad uso agricolo, che vengono indicate come sacrificabili qualora i canali che ci passano vicino superassero i livelli critici: in questi casi, pertanto, verrebbero volontariamente inondate per contenere l’acqua in eccesso e ridurre il rischio di esondazione dei corsi d’acqua stessi.
Credo che la risposta, però, vada cercata nel lavoro dell’uomo: siccità e troppa acqua sono infatti le due facce di una stessa medaglia, conseguenza reale di una crisi climatica di origine antropica. Non è infatti il cattivo tempo di questo periodo l’aspetto fondamentale di cui preoccuparsi quanto invece le modifiche geomorfologiche determinate dall’uomo stesso nei confronti di un paesaggio ormai eccessivamente plasmato da esigenze economiche e sociali. Deviazione di fiumi e torrenti, bonifica di acquitrini, costruzioni inerpicate su terreni inospitali sono solo alcuni tra i tanti possibili esempi di accanimento nei confronti dell’ambiente. E non ci si può stupire, allora, se poi la stessa Madre Natura si riprende i propri spazi quando diventa necessario, proprio con quell’effetto di pioggia sul bagnato che aggiunge dramma al dramma.
Si perché alla fine sembra proprio così: come recita un famoso detto popolare “piove sempre sul bagnato”. E se pur si tratta solo di un proverbio italiano che sembrerebbe avere avuto l’unico merito di perdurare nel tempo, in verità questa locuzione, ricavata direttamente dalle Prose di Giovanni Pascoli, opera in cui scrive “Piove sul bagnato: lagrime su sangue, sangue su lagrime”, racchiude in sé una profonda saggezza e una complessità che si estende ben oltre le sue poche parole.
Questa massima viene generalmente colta dalla gente secondo due prospettive: la prima sostiene che le disgrazie non vengano mai sole e che quindi i soggetti più vulnerabili sono quelli che subiscono difficoltà ulteriori; la seconda in un senso esattamente opposto ritiene invece che la fortuna e gli eventi positivi continuano a sorridere a chi già risulta in una posizione vantaggiosa.
Sarà vero? La scienza ha una opinione in proposito?
Sembrerebbe di si e per andare in fondo a questa frase dobbiamo rifarci alla teoria del caos: si tratta di un campo molto particolare e altresì affascinante della scienza che indaga i sistemi dinamici e la loro complessità. Uno dei concetti più significativi in questa teoria è quello che il matematico e meteorologo Edward Lorenz ha chiamato “effetto farfalla”.
L’idea di base di questo meccanismo è che piccoli cambiamenti iniziali possono avere effetti enormi e imprevedibili nel lungo termine. Se quindi una farfalla batte le ali in Congo un atto così insignificante potrebbe innescare degli eventi a catena che finirebbero per generare un uragano a Mosca.
Ecco allora che anche il nostro “piove sempre sul bagnato” secondo la scienza potrebbe essere un riflesso di tale complessità. Le circostanze iniziali di una persona (essere già bagnato) potrebbero infatti influenzare il corso degli eventi futuri esattamente come un cambiamento negativo, se pur piccolo, riuscirebbe ad amplificarsi nel tempo generando ulteriori difficoltà.
Significa essere prede di un destino ineluttabile? Non necessariamente: forse piuttosto rimanere coscienti di un mondo intrinsecamente imprevedibile.
Anche la biologia in questo senso sembra fornirci delle risposte: l’evoluzione, a partire dai principi di Darwin, ci insegna infatti che ogni organismo che vuole sopravvivere ha la necessità di sviluppare dei meccanismi di adattamento. In questo senso, dunque, chi è già in una situazione favorevole ha di logica maggiori probabilità di sopravvivere e prosperare. Ecco dunque il concetto di selezione naturale: gli individui con caratteristiche vantaggiose (meccanismi più efficienti per reperire cibo, proteggersi dai predatori o resistere alle malattie) hanno maggiori probabilità di trasmettere i loro geni alle generazioni successive.
Quindi, in un certo senso, la fortuna continua a sorridere a chi è già avvantaggiato. E questo stesso principio si può applicare anche alle società umane, contesti in cui purtroppo le risorse e le opportunità tendono a concentrarsi nelle mani di pochi.
Sarà perciò nella teoria del caos la risposta ai cataclismi che ci assillano? È solo una delle ipotesi: ma sicuramente una riposta, se c’è, si trova solo ricercando. Ed è per questo che non smette l’incessante lavoro di ricerca che portiamo aventi con la nostra associazione, perseverando nel tentativo costante di raccontare la scienza con le sue bellezze e curiosità.