Segui i cyber soldi

di Maria Luisa Vitale
– Recensione

Crediti: Pixabay

Titolo
Cybercrime

Autore
Carola Frediani

Anno di pubblicazione
2019

Editore
Hoepli

Cybercrime Carola Frediani

Dopo la lettura di Cybercrime di Carola Frediani vi verrà immediatamente l’impulso di cambiare tutte le vostre password, coprire con del nastro adesivo la webcam e il microfono del vostro laptop – in fondo non lo fa anche Mark Zuckerberg?!  –  e guarderete con sospetto Alexa che, in bella vista sulla scrivania, aspetta i vostri ordini.

È dalla diffusione di massa di Internet, ormai più di venticinque anni fa, che ci hanno insegnato a non usare mai la stessa password, a trovarne di complesse e non identificabili, che ci hanno insegnato a non abboccare alle mail civetta (phishing) del tutto simili a quelle che ci manderebbe la nostra banca e allora non si può che rimanere a bocca aperta nel leggere, in Cybercrime, in che modo semplice hacker russi siano riusciti a violare le reti del CND (il comitato Nazionale Democratico, organo direttivo del Partito Democratico Americano) e probabilmente a causare la sconfitta di Hillary Clinton e il trionfo elettorale di Trump nel 2016.

Quelli che Frediani, cybersecurity awareness manager per un importante rivenditore online, ci racconta sono infatti tre casi esemplari di crimini informatici, del complicato processo che ha portato all’arresto dei loro autori, ma è anche una guida minima alla propria sicurezza digitale.

Si parte con il caso WannaCry, il virus informatico potenziato (un ransomware per la precisione che blocca un sistema in attesa del pagamento di un riscatto) che il 12 maggio 2017 ha infettato i computer di mezza Europa e che, solo al sistema sanitario britannico, è costato 92 milioni di sterline di danni. Un attacco via web dalle conseguenze pesanti eppure portato avanti con una impressionante cialtroneria da poter, per fortuna, essere fermato con poche mosse da un “ricercatore di sicurezza”. E sono loro gli eroi delle nostre storie: gli smanettoni fin da piccolissimi capaci di violare sistemi, hackerare siti, scrivere codici e che mettono a disposizione le loro conoscenze al servizio dei buoni in quella che è in piena regola una guerra. Una guerra di cui ci arrivano pochi echi, che muove enormi finanziamenti e che non può non nascondere dietro di sé degli Stati dai governanti ambigui come la Russia e la Corea del Nord.

E i soldi, in queste storie, sono le mollichine lasciate dietro dai cyber-criminali e seguite dagli investigatori per arrivare alle identità nascoste dietro fantasiosi nickname; scambi di denaro che ovviamente avvengono in criptovalute (bitcoin soprattutto, ma anche le meno tracciabili monero e zcash) con transazioni e passaggi multipli in modo da confondere e far perdere le proprie tracce. 

In alcuni momenti sembra di essere all’interno di una spy story, con hacker olandesi che hackerano hacker russi che stanno commettendo i loro crimini digitali. Si scopre così che per un mese la polizia olandese ha gestito una piattaforma di scambi, soprattutto di droga, ma anche di malware  (software malevoli) e di tutto il trafficabile nel dark web, pur di raccogliere materiale, nomi, account. Per non parlare poi del rocambolesco espediente escogitato per concludere la cattura dell’amministratore di un famoso sito di vendite del dark web: per garantire l’arresto quando il suo computer era sbloccato e in uso, e così accessibile agli investigatori, è stato inscenato un incidente stradale, con un’auto mandata a schiantarsi contro il cancello della villa del malfattore. 

In altri momenti sembra di assistere a un film dei fratelli Coen: improbabili criminali che trafficano stupefacenti sul web lasciando impronte digitali sui pacchi spediti o, al contrario, che hanno attirato i sospetti nell’ufficio postale proprio per quella singolare abitudine di indossare sempre dei guanti usa e getta.

In un libello da leggere in poche ore,  Frediani cerca di rendere in modo semplice tutta una serie di passaggi ed eventi che sono in realtà molto complessi. Nonostante il risultato sia più che apprezzabile, è vero che non è sempre immediato, per chi non ha dimestichezza con i tanti termini del web, capire tutto di ciò di cui nel libro si parla anche per la difficoltà di tenere il passo con i protagonisti nascosti dietro nickname, alias e account mutevoli. Un ottimo espediente è però quello di aver diviso i capitoli in paragrafi, anche molto brevi, in modo da focalizzare l’attenzione del lettore, e averli corredati con dei box informativi che servono a spiegare i più comuni fenomeni dei crimini informatici.

Cybercrime lascia alla fine un po’ storditi, con la consapevolezza di essere all’oscuro di tutto ciò che succede dietro lo schermo e la sgradevole sensazione di essere tutti pedine in un war game dove si riesce a stento a capire da che parte sia il bene.