L’unione fa la forza
di Maria Luisa Vitale
– Recensione

Crediti: Unsplash
Titolo
Le formiche tagliafoglie
Autore
Bert Hölldobler, Edward O. Wilson
Anno di pubblicazione
2020
Editore
Adelphi

Quando Bert Hölldobler e Edward O. Wilson scrissero “Il Superorganismo” aprirono i nostri occhi davanti alla complessità e all’eleganza che governa la vita degli insetti sociali.
Se un extraterrestre fosse giunto sulla Terra prima della comparsa dell’uomo avrebbe pensato agli insetti sociali come forme di vita più evolute e organizzate, in particolare, nella società delle formiche tagliafoglie attinie avrebbe trovato la massima espressione dell’organizzazione in caste e funzioni, che permette loro di muoversi all’unisono come un unico grande organismo dalla sincronia perfetta.
In “Le formiche tagliafoglie” Hölldobler e Wilson, premio Pulitzer fondatore della sociobiologia e scomparso alla fine dello scorso anno, decidono di ampliare il capitolo dedicato a questa specie nel precedente libro per riconoscerle lo spazio e l’approfondimento che merita.
Eccole allora le inventrici dell’agricoltura prima dell’uomo alle prese con la loro complessa vita che si regge sulla simbiosi con il fungo che coltivano nelle vastissime fungaie che fanno dei loro nidi delle metropoli, grandi come un campo da calcio, fitte di strade e stanze.
Tutto ha inizio con una femmina alata, la regina, che esce dal suo nido portando con sé nella tasca buccale un pezzetto del fungo simbionte. Una volta accoppiatasi in volo, la femmina di attinia scava un piccolo nido e inizia a coltivare il prezioso fungo e dare vita alla nuova colonia, fino a quando non lascerà alle figlie il compito di coltivare e organizzare la vita del formicaio mentre lei si trasformerà in un mostruoso corpo produttore di uova.
Nell’agile volume che gli autori offrono al lettore sono le specie Acromyrmex e Atta le protagoniste, con le loro società così perfette in cui la somma degli organismi ha un valore maggiore della somma delle sue parti.
All’interno dell’immenso formicaio la vita è divisa in caste e ogni casta ha la sua funzione. Le formiche più grandi e forti sono le tagliafoglie che escono dal nido per la raccolta, lunghe catene di trasportatrici portano il raccolto al formicaio, individui sempre più piccoli sminuzzano le foglie e fertilizzano il substrato perché possa accogliere le ife fungine e far sviluppare il fungo di cui le formiche si nutrono. Le formiche, infatti, non sarebbero capaci di digerire le foglie, anche se si nutrono della linfa, e lasciano quindi che i loro nutrienti passino al fungo per poterli poi assimilare.
Ma l’evoluzione del fungo e della formica è molto più complessa ed è regolata anche dalla popolazione microbica che abita il formicaio e la formica, con un delicato equilibrio di produzione di antibiotici e antifungini che difende il fungo dall’infestazione e dalla morte certa della colonia.
Se infatti il formicaio viene infestato, non c’è altro modo di sopravvivere che fuggire e ricominciare tutto da zero. Per evitarlo, le formiche spazzine puliscono la coltivazione, allontanano spore e infestanti organizzando discariche “sterilizzate” nel formicaio o gettando i rifiuti fuori dagli enormi nidi.
Per poter svolgere le complesse funzioni la comunicazione è indispensabile. Una complessa rete di segnali olfattivi guida la vita del formicaio. I feromoni delle tagliatrici reclutano le compagne verso un sito buono alla raccolta, le vibrazioni prodotte dalle mandibole durante il taglio, oltre ad avvantaggiare l’operazione, indicano alle compagne le piante dalle caratteristiche migliori, come per esempio la presenza di foglie giovani e tenere, facili da tagliare.
Dall’importanza della poliandria e degli accoppiamenti multipli della regina, all’incidenza che le tagliafoglie possono avere sull’agricoltura umana, dalle tecniche di coltivazione alla struttura del formicaio, Hölldobler e Wilson ci portano a guardare da vicino la frenetica vita del formicaio in un testo facile anche per i neofiti e ricco di fotografie e illustrazioni.
La società delle formiche tagliafoglie resta però ancora in larga parte misteriosa, ma gli autori non indugiano nel proporre le tesi più attuali per spiegare la funzione delle vibrazioni e dei segnali stridulatori, il sofisticato sistema di reazione del formicaio per evitare l’accumulo di anidride carbonica e ci offrono uno sguardo anche su altre specie, con frequenti incursioni anche negli usi di formiche, come le Megalomirmex: dei Vandali in formato formica che hanno perso la complessità della loro società e si sono trasformate in agroparassite, che attaccano e saccheggiano i formicai delle coltivatrici fino ad esaurirne tutte le risorse, prima di passare a una nuova vittima.
Quello che Edward O. Wilson, in particolare, ci lascia in eredità è il prezioso spaccato su migliaia di anni di coevoluzione, sull’ordine e l’armonia di un minuscolo mondo in cui ogni piccolo cambiamento è fondamentale per la sopravvivenza e sulla sua fragilità quando perde le proprie regole. Non ci vuole molto per trasformare il suo insegnamento nella metafora di come un sistema squilibrato come quello prodotto dall’uomo può portare alla catastrofe, con la sostanziale differenza che per noi al crollo della casa non può seguire un nuovo inizio da un altro nido.