Alla ricerca del seme dell’umanità

di Maria Luisa Vitale
– Recensione

semi ritrovati recensione

Crediti: Unsplash

Titolo
Semi ritrovati
Viaggio alla scoperta della biodiversità agricola

Autore
E. Tola, M. Boscolo

Anno di pubblicazione
2020

Editore
Codice Edizioni

semi ritrovati

Di un libro si dice spesso che è un viaggio che accompagna il lettore nelle scoperte nascoste dentro le pagine. Nel caso di Semi ritrovati i viaggi sono tanti. Ce n’è uno già nel sottotitolo, alla scoperta della biodiversità, e ci sono le esperienze dei quindici viaggi da cui gli autori hanno tratto il libro. Ve ne è almeno un atro: la ricerca dell’agronomo e genetista russo Nikolaj Vavilov alla scoperta dei semi da cui ha avuto origine l’agricoltura e le cui tappe i due autori ripercorrono incrociandole con le loro esperienze, che li hanno portati alla scoperta della biodiversità agricola in giro per il mondo.

Semi ritrovati nasce infatti da due reportage che i due autori, Elisabetta Tola e Marco Boscolo, hanno scritto raccontando le storie di scienziati e contadini che insieme si adoperano per ristabilire le coltivazioni tradizioni in contrapposizione con le monocolture e con l’imposizione dei semi da parte del mercato.

La triste storia da Vavilov fa quindi da pretesto e viene raccontata nelle pagine del libro non solo per ricordare la sua straordinaria figura, ma anche per fare da filo rosso nel percorso.

Nokolaj Vavilov è stato infatti il brillante scienziato russo che decise di costruire una banca dei semi, ricercando le specie selezionate a partire dalle prime popolazioni stanziali dal bacino del Mediterraneo alla Mezza luna fertile al Sud America per risalire all’origine delle pratiche agricole umane. Un lavoro che lo portava a viaggiare e ad avere fitti contatti epistolari con studiosi occidentali e che lo pose nel merino del regime sovietico che sospettò una sua attività di spionaggio e boicottaggio dell’agricoltura sovietica. Processato nel 1941 e spogliato di tutte le sue onorificenze fu condannato a morte per poi morire di fame due anni dopo, durante la sua detenzione. Il regime non risparmiò neanche le sue ricerche, distruggendo gli appunti e i quaderni frutto del suo lavoro. Solo dopo la morte di Stalin, nel 1955, Vavilov e il suo contributo furono riabilitati.

Le scoperte di Vavilov ritornano però nelle parole di Tola e Boscolo. Vavilov aveva infatti individuato nella presenza di varietà delle stesse specie le chiavi che permettevano di rendere l’agricoltura possibile nelle più diverse condizioni ambientali, una lezione che diventa importante ora che la crisi climatica costringe ad adattarsi a nuove condizioni e spinge a non uniformarsi ai semi industriali con i quali le grandi e sparute compagnie invadono il mercato.

Ecco allora che Tola e Boscolo raccontano di come cambia l’agricoltura che s’arricchisce della presenza della biodiversità e che si contrappone all’uso dei pesticidi e dei diserbanti. Ci sono storie italiane, di aziende agricole del biologico che hanno rinunciato alla quantità per puntare alla qualità del loro prodotto, così in Toscana come in Sicilia, alla riscoperta di grani resistenti alla siccità o dalle spighe lunghe, poco adatte alle macchine agricole, ma capaci di garantire il raccolto se le condizioni atmosferiche dovessero essere sfavorevoli. Un tratto comune infatti a tante esperienze raccontate in Semi ritrovati è la necessità di abbandonare l’unica coltura che, se messa in pericolo, può decretare la perdita di ogni sostentamento, per puntare invece alla diversificazione che permette anche di ottenere lo sviluppo di ecosistemi armoniosi e resilienti, come nell’esperienza della permacultura.

Che sia l’attività di vendita di semi in pacchetti artistici di due statunitensi scappati dalla metropoli o i campi di una comunità etiope o iraniana, è alle diversità che si punta. Archiviata la “Rivoluzione verde” che ha comunque avuto il merito di migliorare l’alimentazione di miliardi di persone nel mondo, i contadini diventano di nuovo protagonisti integrando scienza e tradizione. Un patrimonio di sapere e di esperienze che però può svanire rapidamente, bastano solo poche generazioni per perdere memoria di una varietà di pianta e dei saperi che ne accompagnano la coltivazione ma anche la trasformazione in alimenti tradizionali.

Come gli stesi autori dichiarano, la loro è stata una caccia ai coraggiosi e ai pionieri. Persone contro che battono percorsi eterodossi, attivisti rurali, scambiatori di semi. 

Non solo agricoltori nelle pagine di Semi ritrovati ma anche tanti ricercatori impegnati ad affiancare i contadini, e tante donne che guidano movimenti o che cambiano le sorti della loro famiglia dedicandosi a una imprenditoria agricola consapevole. 

Il merito di questo libro è quello di farci vedere come in tutto il mondo stiano nascendo movimenti ed esperienze volte alla valorizzazione della biodiversità, impegnate alla riscoperta del gusto del cibo e delle millenarie tradizioni ma aperte all’innovazione, alla ricerca scientifica, ai miglioramenti che la tecnica offre senza rinunciare agli input chimici quando necessari, non puntando certo a una agricoltura di sola sussistenza ma rivendicando il loro ruolo nel mercato.