Il nuovo mondo visto da Trieste Next

di Daniela Berardinelli
– Incontri

Crediti: Daniela Berardinelli

“Un mondo nuovo”, questo il titolo dell’ultima edizione di Trieste Next, noto festival italiano della ricerca scientifica, svoltosi a Trieste dal 22 al 24 settembre, con oltre 40 spazi espositivi in Piazza dell’Unità e molte altre iniziative in giro per la città.

Una prima domanda sorge spontanea: “Ma come sarà questo mondo nuovo?”. Non è il ritorno al mondo nuovo di cui ci raccontava Aldous Huxley ma qualche similitudine e assonanza possiamo riscontrarle. I talk e le iniziative promosse dal festival ruotano intorno a 7 macro topic: il clima, l’energia, la salute, l’ambiente, la sostenibilità, l’intelligenza artificiale e la space economy. Sono tutte sfide che colpiscono e caratterizzano il nostro mondo in continuo cambiamento.

Di clima si parla spaziando dagli oceani alle città e del loro futuro che dovrà inevitabilmente adottare misure sempre più green per essere maggiormente sostenibile nella sua evoluzione. La sostenibilità abbraccia e attraversa tutti i talk assumendo diverse forme e sfumature: ”Siamo sostenibili? Come possiamo esserlo? Il nostro lavoro è sostenibile? L’intelligenza artificiale sarà sostenibile?” E molto altro ancora.

Una delle risposte suggerite sta nella costruzione di una cultura della sostenibilità che sia di carattere educativo, valoriale e iper generazionale. Uno strumento che può aiutarci è il ”Green Comp”, illustrato da pedagogisti e docenti di Educazione, che definisce un quadro europeo per lo sviluppo di competenze, comuni e adottabili da tutti, per la sostenibilità. Quello che ad oggi sembra mancare, nel nostro paese, nelle parole di Luciano Violante, magistrato e parlamentare, è proprio una pedagogia generale che porti al rispetto e alla tutela della nostra democrazia in un mondo minacciato da emergenti totalitarismi ed estremismi.

È sempre più chiaro che viviamo nell’epoca della moltitudine, dei big data, ne siamo talmente sommersi  che spesso fatichiamo a raccogliere le informazioni di cui disponiamo e a sistematizzarle. In tutta questa abbondanza ci si perde, facendo fatica a creare quelle interconnessioni di cui la nostra società tanto necessita.

Connessioni tra i cittadini, gli enti e gli scienziati, affinché si conoscano e dialoghino tra di loro. E allora largo ai giovani e alla divulgazione, la parola passa alle giovani Virginia Benzi e Chiara De Marchi, ambassador della “generazione STEM”, una community di studiose che si occupa di divulgare la scienza e promuovere la presenza femminile nelle facoltà scientifiche.

E dove si colloca in questo panorama l’intelligenza artificiale? I risvolti possibili in termini sia di beneficio che di minaccia, possono essere molteplici ma il francescano Paolo Benanti, docente della Pontificia Università Gregoriana, ci invita a riflettere più in profondità. Nel raccontare l’avvento della comunicazione digitale fino ad arrivare a ChatGPT, ci parla di etica, più precisamente di “algor-etica”, ovvero dello studio dei problemi e dei risvolti etici connessi all’applicazione dei sempre più emergenti algoritmi. È possibile “moralizzare” una macchina? Come possiamo costruire un confine etico all’interno del quale muoversi nello spazio del digitale? Le risposte sono ancora aperte. Non dobbiamo dimenticarci, infine, per riprendere le parole del talk della scrittrice e matematica Chiara Valerio, che oggi usiamo i dispositivi tecnologici fino a diventarne anche noi stessi parte, per compensare i limiti della tecnologia che non può esistere senza di noi, ma al contempo anche quelli del nostro corpo.