Dove c’eravamo lasciati?
di Maria Luisa Vitale
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Momento di formazione, con il professor Michele Fabbri, durante la riunione associativa de La Lampada delle Scienze (credit: La Lampada delle Scienze)
Non ci guardavamo negli occhi da più di quattro anni, ma è stato come se non ci fossimo mai lasciati.
Questa la prima sensazione dopo l’incontro che, nel primo fine settimana di novembre, ha visto i soci de La lampada delle scienze ritrovarsi a Ferrara per la riunione associativa di rinnovo del direttivo.
Complici un fine settimana lungo, un piccolo sforzo organizzativo e la voglia di rivedersi; special guest, un autunno sorprendentemente caldo (per fortuna o purtroppo? dilemma da era del cambiamento climatico).
Da condividere c’erano momenti importanti per un’associazione. Dopo quattro anni, era il momento di fare un bilancio e chiedersi quali prospettive ci fossero e, visto che eravamo lì, perché non dedicarci anche un momento di formazione con Michele Fabbri, direttore e docente del Master in Giornalismo e Comunicazione Istituzionale della Scienza nell’anno in cui l’abbiamo frequentato?
Abbiamo quindi riservato il sabato mattina a confrontarci su come sia cambiato l’ambiente della comunicazione e della divulgazione. Difronte al fallimento comunicativo durante il periodo del COVID-19 e all’incapacità di trasmettere l’emergenza climatica, abbiamo discusso della necessità di ripensare ai propri target e ai propri obiettivi.
Quasi annichiliti dallo strapotere della disinformazione di massa, dalla polarizzazione del pensiero, dalla violenza delle opinioni ci siamo chiesti quanto sia importante accogliere il dubbio e la paura, comprendere lo smarrimento per cambiare il modo di comunicare. Essere sui social o non essere sui social, questo è il dilemma. Se sia più nobile sforzarsi di resistere, in un mare di affanni, in un mondo fatto solo di marketing o pensarlo ancora come un ambiente adatto a fare scienza?
In quasi due ore di formazione abbiamo avuto anche modo di interrogarci sulla difficoltà di riuscire a fare divulgazione in un ambiente lavorativo fatto di precarietà e sfruttamento. C’è chi fra noi ancora resiste, c’è chi ha gettato la spugna e si ritaglia in ogni modo dello spazio per non rinunciare alla propria passione.
E dopo una lunga pausa pranzo – ma di questo ne parlerò dopo – i soci – chi in presenza chi da remoto – hanno eletto il nuovo consiglio che dirigerà l’associazione per i prossimi quattro anni e posto le basi per un ambizioso progetto che vedrà la luce in primavera.
Ovviamente, non sono mancati i momenti con le gambe sotto il tavolo!

Se è pur vero che, come ebbe modo di dirci il prof. Bresadola, siamo stati fin da subito un gruppo di Master “anomalo”, con i più elevati numeri di interazioni giornaliere, discussioni che si sviluppavano in più giorni con botta e risposta articolati e partecipati, è vero anche che il gruppo si è consolidato a tavola. Forse perché eravamo tutti così diversi, forse perché in tanti venivamo da lontano ed eravamo costretti a pernottare a Ferrara, o forse solo perché doveva andare così, la scienza a tavola ci ha anche stavolta riunito.
Era nostro obbligo testare la qualità dei ristoranti ferraresi dopo questa lunga assenza. Lo abbiamo fatto mettendo alla prova i nostri stomaci con cappellacci e tenerina a ogni pasto, ma qualcuno doveva pur sacrificarsi!
C’è stato modo di raccontarci le novità, ma in realtà non c’era poi molto da raccontare perché siamo riusciti, in un modo o in un altro, a restare parte gli uni della vita degli altri oltre l’attività associativa. In questi anni ci siamo seguiti nei cambi di città, nelle svolte professionali, in quelle private. Abbiamo gioito dei successi, delle nuove nascite e delle nuove unioni, abbiamo partecipato ai dolori.
Il lockdown, paradossalmente, ci aveva uniti non solo come associazione ma come riferimento reciproco e abbiamo fatto in modo che, anche se distanti migliaia di chilometri, nel ritrovarci si siano annullati spazio e tempo.
Una certezza su tutte: non aspetteremo altri quattro anni prima di ritrovarci occhi negli occhi. Non è questione di scienza ma di magia.