C’è ancora domani

di Riccardo Federle
– Editoriale

Al museo di Storia Naturale di Vienna non potevo non farmi conquistare da una grande riproduzione di un filamento di DNA. L’acido desossiribonucleico presente in ogni nostra cellula è un soggetto assai curioso: in ogni suo filamento, infatti, sta praticamente scritto il nostro futuro… (crediti: Riccardo Federle)

Crediti: Riccardo Federle

Per chi è pratico di scienza la speranza è un po’ un’illusione. Sperare significa, infatti, in qualche modo credere, desiderare, auspicare, ipotizzare, augurarsi o talvolta anche illudersi che un determinato evento possa accadere a prescindere da quanto raccontano i fatti. E invece la scienza non spera: ricerca o, forse più propriamente, sa.

Sarà un po’ presuntuoso ma in effetti il metodo scientifico ci insegna proprio questo: che è scienza tutto ciò che è ripetibile e quindi, per deduzione logica, altresì dimostrabile. Qualora invece non si fosse in grado di fare una previsione così precisa sulla ripetibilità di un avvenimento saremmo costretti a riprendere in mano il concetto di “probabilità”. Infine, se non ci fosse nemmeno la possibilità di definire anche una remota percentuale di riproducibilità di quanto prendiamo in esame dovremmo per forza di cose ricorrere al termine “caso”.

Eppure la scienza che compie il suo percorso ben pianificato all’interno di fenomeni naturali e sistemi complessi è costretta a fare i conti quotidianamente con incertezza e dinamiche non lineari. Questo nel bene e nel male: ecco perché sperare, allora, non è più solo un’allegoria. E, questa volta, ce lo dicono proprio i dati: il 2024 parte infatti con molte buone notizie, di gran lunga impregnate di ottimismo.

Partiamo da Madre Natura che, secondo il WWF, ha guarito alcune ingenti ferite inferte dall’uomo negli scorsi anni. Le più significative risultano queste:

  1. È in deciso aumento la popolazione mondiale di tigri: parliamo di un + 74% negli ultimi 13 anni. Nel 2023 il Global Tiger Forum ha censito una popolazione di 5574 tigri. Buthan e India sono i paesi con il maggior successo di crescita;
  2. Le tartarughe marine scelgono l’Italia: sono 200 i nidi di Caretta caretta (più del doppio rispetto al 2022), la nota tartaruga marina (come Scorza in “Alla ricerca di Nemo”), che i volontari hanno individuato e messo in sicurezza nelle spiagge italiane. Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania e Toscana saranno perciò teatro di nuove nascite nei prossimi mesi;

Alcune foto di tartaruga Caretta Caretta rispettivamente dall’Acquario di Siviglia e dall’Acquario di Genova: entrambi svolgono importanti progetti di salvaguardia per questi rettili marini

3. L’Australia si batte per i Koala: è ormai ufficiale che 2464 ettari di habitat del Koala verranno protetti a partire dal nuovo anno grazie a decise collaborazioni tra governo, Università, agenzie federali e WWF, così da supplire ai luoghi abitativi tipici del marsupiale arboricolo recentemente devastati dagli incendi. L’obiettivo sarà creare nuovi santuari per la fauna selvatica;

4. Due nuovi progetti su suolo italiano sono orientati alla salvaguardia del Cervo Italico e della Lince Europea. Il primo, presente attualmente con 300 individui nel solo bosco della Mesola in provincia di Ferrara vedrà un tentativo di colonizzazione di una nuova area in Calabria: si cercherà mediante il trasferimento di una ventina di individui di creare una seconda popolazione di questa sottospecie endemica. Per quanto riguarda la Lince, invece, 5 esemplari sono stati rilasciati nelle Alpi Giulie a partire da marzo 2023. Il monitoraggio tramite trasmettitori GPS ha purtroppo rilevato la barbaria di un bracconiere austriaco che ha ucciso uno dei soggetti. Ma nonostante il grave danno sembra che la popolazione rimasta goda di buona salute e sia pronta ad un futuro prosperoso.

Una rara foto di Lince Europea ospite al Bioparco di Lisbona: l’animale ha solitamente una vita solitaria ed è pertanto molto difficile da avvistare.

Ma continuando anche all’infuori del contesto di biologia e biodiversità il futuro della scienza sembra comunque molto promettente. Il 2024 si propone, infatti, come un anno di intreccio tra scienza e politica. La scienza fornirà dati e prospettive alla politica, che sceglierà se e quanto tenerne conto nelle scelte strategiche ai massimi livelli. In autunno, sempre durante quest’anno, sarà prevista anche la conferenza mondiale sul clima, la COP 29, che si svolgerà a Baku, in Azerbaigian: gli scienziati dovranno fornire dati sulla situazione climatica, aspetto che rappresenterà le premesse scientifiche della conferenza e che, si spera, potrà aprire le porte a soluzioni che proteggeranno il nostro pianeta.

Inoltre, il 2024 sarà l’anno della definitiva privatizzazione delle missioni spaziali. Già questo primo mese del nuovo anno dovrebbe prevedere la partenza verso la Stazione Spaziale Internazionale di Walter Villadei, il primo astronauta italiano coinvolto in una missione spaziale privata. La missione Ax-3 è organizzata dalla società texana Axiom e sarà lanciata dalla SpaceX di Elon Musk con lo scopo di realizzare sperimentazioni e progetti.

È un tripudio di novità e spunti di crescita che risulta corroborato da una altrettanto nuova cornice, quella dell’Intelligenza Artificiale che si sta rapidamente facendo strada all’interno dei più disparati settori di economia, politica, scienza, educazione e medicina. Già oggi risulta infatti possibile dialogare e chattare serenamente con una entità virtuale in grado di elaborare pensieri complessi e di riassumere in poco tempo centinaia di nozioni aggiornate. Tutto questo stimola e spaventa: le sempre più performanti doti dell’artifizio sono un prodotto umano che rischierà forse di ritorcersi contro di noi? Entro quanto tempo alcune professioni verranno, ad esempio, sostituite in toto da elementi completamente virtuali?

La scienza sembra di gran lunga uno dei campi più a rischio di compromissione. Anche se, forse, qualche spiraglio ancora c’è: passione e umanità sono infatti aspetti per ora insostituibili, roccaforte del lavoro dell’uomo, per quanto a scapito della perfezione tecnica.

Ho pensato a lungo a come condensare tutto questo, come esprimere in poche parole tale esultanza di scienza fatta di gioie ma anche di preoccupazioni. Mi perdonerà allora Paola Cortellesi se ho voluto impropriamente utilizzare il titolo del suo più recente successo per adattarlo ad un contesto un po’ diverso: tuttavia, in effetti, niente sembrava più indicato e giustapposto per riassumere ciò che il mondo sta vivendo ora se non dire che “c’è ancora domani”. E noi siamo curiosi di viverlo.