Piante pericolose e dove trovarle

di Maria Luisa Vitale
– Biologia

poison garden

Crediti: Unsplash

Forse è qui che Pomona Sprout viene a raccogliere la mandragora per le lezioni di Erbologia, o dove Severus Piton cerca l’artemisia per le pozioni. All’ombra di Hogwarts sorge infatti il Giardino dei Veleni, dove alti cancelli e funesti simboli di morte avvertono i visitatori che tutto ciò che vi si trova potrebbe ucciderli.

Ma se la famosa scuola di magia e stregoneria resta solo nella fantasia, The Poison Garden è un luogo reale e realmente pericoloso. 

Il giardino è stato creato nel 2005 nel complesso che circonda il castello di Alnwick, nel Northumberland, che della saga magica è stato set cinematografico, e ospita al suo interno circa cento diverse piante fra le più velenose al mondo.

La sua storia è molto poco esoterica o misteriosa e, anche se l’ideatrice – la duchessa di Northumberland –  afferma che il suo è un progetto didattico e di divulgazione, è stato concepito come particolarità che potesse attrarre i visitatori nella tenuta di Alnwick. 

Questi giardini per intero accolgono infatti migliaia di visitatori ogni anno un po’ perché, si sa, agli inglesi i giardini piacciono tanto, ma anche perché nella loro ristrutturazione non si è badato a spese per renderli una piacevole meta turistica, con il loro labirinto di bambù, le fontane e la casa sull’albero più grande del mondo. E il Poison Garden, appunto.

La visita a questa parte del giardino è permessa solo a piccoli gruppi accompagnati – e sorvegliati  – da una guida che avverte subito di non toccare, mangiare né annusare le piante: l’avvelenamento è dietro ogni foglia.

Le piante più velenose, i cui latici ustori possono lasciare profonde ferite o che sono tossiche in ogni loro parte, anche nel polline, sono ingabbiate perché nessuno possa cedere alla tentazione di sfidare la natura.

Si calcola che circa una specie vegetale ogni venti sia in qualche modo velenosa per l’uomo. Le sostanze che riconosciamo come veleni sono quelle che definiamo metaboliti secondari, ossia molecole che non hanno funzioni per la crescita o la riserva delle piante e che per lungo tempo sono state ritenute scarti del metabolismo vegetale.

Sappiamo invece adesso che non sono affatto scarti ma molecole funzionali all’attività vegetale, dalla difesa contro insetti e predatori alla comunicazione con altre specie vegetali e animali, dall’efficientamento dell’apparato fotosintetico al richiamo degli impollinatori. Ne fanno parte alcaloidi, catechine, pigmenti come i flavonoidi o oli essenziali. Tutte classi di molecole che abbiamo imparato a sfruttare come farmaci, perché, ad eccezioni di rari casi, è la dose che fa il veleno e fra le piante velenose che oggi trovano dimora ad Alnwick molte sono usate ancora nella pratica medica e altre sono state il modello per sintetizzare molecole farmaceutiche dagli usi più disparati, dall’antidiarroico ai chemioterapici. 

La stessa duchessa dice di essersi ispirata per il suo giardino agli orti botanici italiani, per primo quello di Padova che, fondato nel 1545, è il più antico che si trova ancora nella sua sede originaria. Nato come “Orto dei semplici”, che deriva il su nome dal latino medioevale medicamentum simplex con il quale si intendevano le piante medicinali di uso comune, sempre con l’intento di essere luogo di studio, gli sono seguiti i giardini dei semplici di Pisa e quello di Firenze, voluto, sempre nel 1545, da Cosimo I de’ Medici per gli studenti di medicina. 

Torniamo però ad Alnwick per scoprire che molti dei visitatori ignorano quanto possano essere velenose le siepi del loro giardino. Fra le piante che contengono infatti glucosidi (molecole composte da una uno zucchero legato a strutture di diverso tipo dette agliconi) con azione cardiotossica si trovano gli (apparentemente) innocui oleandri (Nerium oleander) che sembrano aver mietuto vittime nell’esercito di Napoleone, le digitali (Digitalis purpurea) che non è raro trovare anche nei nostri boschi. E non vi venga mai in mente di decorare una torta con i delicati fiori di mughetto (Convallaria majalis) che oltre ai glucosidi cardioattivi contiene anche molecole irritanti chiamate saponine. I glucosidi di queste piante sono però stati usati a lungo in medicina nello scompenso cardiaco e, ancora oggi, la digitale è fra le molecole cardine nella terapia dell’insufficienza cardiaca congestizia.

Non mancano poi le specie appartenenti alla famiglia delle Solanaceae con i loro alcaloidi che, come dice il nome, sono molecole basiche. Nel giardino dei veleni trovano spazio i fiori a imbuto della datura (Datura stramonium), i mortali frutti dell’atropa (Atropa belladonna) che della divinità che taglia il filo della vita porta il nome, e Hyoscyamus niger: tre piante di grande importanza nella storia della farmacologia che hanno permesso di capire il funzionamento del sistema nervoso autonomo e che hanno avuto un ruolo nella terapia e nello sviluppo di molecole di sintesi comunemente in uso in oculistica ma anche nei medicinali da banco, come gli spasmolitici. 

Piante mortali e salvifiche il tasso (Taxus baccata) e la Catharanthus roseus, la pervinca del Madagascar. Allo studio dei loro principi attivi si devono i chemioterapici delle classi dei taxani e degli alcaloidi della vinca. Ci sono anche loro ad Alnwick.

In meno di mezz’ora di visita, le guide del Poison Garden raccontano le storie più note della cicuta (Conium maculatum), che ha ucciso Socrate con un infuso dei suoi semi immaturi, della ricina dei semi di Ricinus communis protagonista negli anni ’70 del Novecento di una spy story degna di Graham Greene. Ci sono i grandi classici del giallo: l’Aconitum napellus  o le fonti di cianuro come i gambi freschi del sambuco e ci sono gli insospettabili come il maggiociondolo, il glicine, narcisi e le foglie di rabarbaro.

Grazie a un permesso speciale, ad Alnwick si coltivano anche “funghetti magici”, papavero da oppio, piante di coca (Erythroxylum coca) e di cannabis. Nell’intento della fondatrice un pretesto per parlare ai più giovani degli effetti devastanti delle dipendenze. 

E, parlando di dipendenze, fra tutte non poteva mancare la pianta tossica che ha forse mietuto più vittime su tutto il pianeta, la Nicotiana tabacum dalle grandi foglie trasformate in magiche bacchette capaci di far materializzare nei polmoni in cancro.