Il ponte sullo Stretto: tra progetti e sogni. Parte 1
di
Gaia Caforio, Tommaso Pribaz, Gianluca Santini
– Attualità
Crediti: NASA
«Sopra i flutti o sotto i flutti la Sicilia sia unita al Continente»
Così affermava l’onorevole Zanardelli nel lontano 1876, quando già si parlava della realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. Ancora oggi il ponte non è stato realizzato, ma i lavori potrebbero essere intrapresi a breve (anche se, conoscendo la storia travagliata di questo ponte, il condizionale è d’obbligo).
Abbiamo deciso di approfondire una questione così popolare studiando sia lo sviluppo dei progetti di realizzazione nel corso della storia sia i complessi impedimenti che non permettono di vederlo completato.
Storia del ponte dello Stretto di Messina
Il sogno di costruire un ponte per collegare Sicilia e Calabria ha attraversato la storia dagli antichi romani fino ai giorni nostri. Esistono infatti due fonti antiche, seppure poco precise, che menzionano il passaggio di elefanti attraverso un ponte costruito con botti e tavole di legno. La prima è quella di Plinio il Vecchio, vissuto nel I secolo d.C., che accenna alla vicenda, narrando le vicende del 251 a.C. al tempo della Prima Guerra Punica, nel libro VIII della “Naturalis Historia”: “Nell’anno 502 [dalla fondazione di Roma] furono catturati ai Cartaginesi [degli elefanti], con la vittoria del pontefice L.Metello in Sicilia. Erano 142, o 120 secondo altri, e furono trasportati su zattere fissate su file unite di botti”.
L’altra fonte è quella di Sesto Giulio Frontino, contemporaneo di Plinio, che tratta l’episodio nel libro “Stratagemata”: “Cecilio Metello, poiché non aveva navi con cui trasportare gli elefanti, legò delle botti e sopra di esse posizionò delle tavole e così fece attraversare loro lo Stretto di Sicilia.”
Il primo che fa realizzare uno studio di fattibilità, come diremmo oggi, è Ferdinando II di Borbone, Re delle Due Sicilie, nel 1840. Costretto però a rinunciare visti i costi elevati, il progetto viene ripreso dopo l’Unità d’Italia. È il 1866 e il ministro dei Lavori Pubblici, Stefano Jacini, commissiona un altro studio per verificare la possibilità di collegare l’isola al continente attraverso un ponte in metallo, ma nuovamente il progetto non va in porto. Anche nel 1908, in seguito al devastante terremoto di Messina, il progetto viene accantonato, visto il rischio sismico dell’area, e viene riportato alla luce, con un altro fallimento, durante il ventennio fascista.
Bisognerà aspettare la fine del conflitto mondiale, quando, durante la ricostruzione del Paese, l’idea della costruzione affascina la neonata Repubblica. Solo nel 1969 verrà però bandito un “Concorso internazionale di idee” per un progetto di attraversamento non solo stradale, ma anche ferroviario.
Dopo 12 anni, nel 1981, viene costituita la società “Stretto di Messina”, che diventa responsabile per la progettazione dell’opera. Dopo vari studi di fattibilità, viene approvata la soluzione del ponte sospeso ad unica campata e nel 1985 viene annunciata la conferma della realizzazione del ponte dal presidente del Consiglio Bettino Craxi. Anche questa volta la progettazione non avrà i suoi frutti e il progetto viene rilanciato 10 anni dopo dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Nel 2006 tutto sembra pronto per i lavori, ma ancora una volta tutto si blocca. Berlusconi perde infatti le elezioni e il nuovo governo Prodi considera il ponte “inutile e dannoso”. Dopo due anni, Berlusconi, tornato al governo, continua a portare avanti il progetto, ma ogni tentativo di avviare i lavori viene frenato dalla crisi dei debiti sovrani e anche con il successivo governo tecnico Mario Monti si pone fine al progetto della realizzazione del ponte, con la liquidazione della società “Stretto di Messina”.
La lunga storia della progettazione del ponte arriva fino ai giorni nostri, quando il 31 marzo dell’appena concluso 2023, con il Governo Meloni, il Consiglio dei ministri approva la realizzazione dell’opera, definendola una “Giornata storica non solo per la Sicilia e la Calabria, ma per tutta l’Italia dopo 50 anni di chiacchiere”.
Problemi di stabilità
Uno dei più grandi interrogativi relativi alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina è il problema della sua stabilità: sin dall’antichità questo tratto di mare è sempre stato pericoloso da attraversare, tanto da diventare la leggendaria sede dei mostri Scilla e Cariddi nell’Odissea; ciò rende comprensibile come ancora oggi sia difficile realizzare questo collegamento tra la Sicilia e la Calabria.
La prima criticità che si presenta quando trattiamo del Ponte sullo Stretto è il pericolo sismico: la zona su cui dovrebbe sorgere è classificata come zona 1 nella mappa sismica della normativa italiana, ovvero maggiormente esposta a terremoti frequenti e di grande intensità. Sin dall’antichità la zona è stata soggetta a eventi sismici fortemente distruttivi: già nel 362 un violentissimo terremoto, seguito da maremoto, devastò Messina e Reggio Calabria, radendole completamente al suolo.
Ad inizio ‘900, quando si iniziava a fare le prime discussioni relative alla costruzione di questa struttura, proprio un terremoto, il terremoto di Messina del 1908, che causò 80.000 morti, fece realizzare quanto la questione sismica dovesse essere tenuta di conto per costruire un ponte stabile.
Il progetto ufficiale per la costruzione di questa imponente opera ha infatti posto come suo obiettivo la resistenza ai terremoti: può resistere, secondo i progettisti, a terremoti fino a una magnitudo di 7.1 secondo la scala del momento sismico, proprio la stessa magnitudo del catastrofico terremoto di Messina.
La seconda problematica che va tenuta di conto parlando della costruzione del ponte è il vento impetuoso che spesso soffia nello Stretto.
I venti nello Stretto arrivano a soffiare fino a 120 km/h, con un picco massimo di 160 km/h in rarissime occasioni.
Come si raggiunga una tale intensità è spiegabile con il concetto di portata. Immaginiamo una grande folla in una piazza che si diriga in una via molto stretta: affinché le persone non si scontrino tra loro, chi è nella via dovrà camminare più velocemente di chi arriva dalla piazza; in fisica a questo “numero di persone” corrisponde appunto al concetto di portata che, nel caso che noi trattiamo, è costante e coincide con il prodotto della sezione attraversata (dal vento, dall’acqua, dalle persone, etc.) per la velocità di ciò che l’attraversa.
Anche questo problema è affrontato nel progetto ufficiale, risalente al 2011, che ha previsto un ponte che possa resistere fino a venti di 270 km/h, risultando quindi sicuro in ogni circostanza alle condizioni presenti.
Infine, bisogna tener conto delle forti correnti di marea presenti nella zona:
similarmente a quanto accade per il vento, anche le correnti d’acqua accelerano nello Stretto, raggiungendo la velocità di 8 nodi, ovvero 14 km/h, quasi il doppio rispetto alla velocità massima – 8 km/h – raggiunta dai nuotatori olimpici.
Queste correnti sono talmente veloci che Alfredo Cottrau, ingegnere famoso a metà ‘800, chiamato a discutere della realizzabilità del ponte sullo Stretto dal già citato Ministro dei Lavori Pubblici Stefano Jacini, aveva espresso un parere negativo non a causa della distanza tra i piloni, ma proprio a causa delle impetuose correnti e della profondità del tratto, mediamente di 115 metri.
Progetti per la costruzione
Ma quali sono le possibili soluzioni, avanzate nella storia (oramai centenaria), che sono state trovate per la realizzazione del ponte dal punto di vista strutturale?
La maggior parte dei progetti relativi alla costruzione di quest’opera ha presentato una struttura composta da un ponte sospeso (ovvero sorretto da fili metallici, come il famoso Golden Gate Bridge a San Francisco) a singola o multipla campata. Questa tipologia è in effetti la più utilizzata per quanto riguarda ponti di grande luce (distanza tra piloni).
Non sono mancate però negli anni soluzioni originali, come quella del “ponte di Archimede”: questa tipologia di ponte è costituita da una galleria situata a una ventina di metri sotto la superfice marina e ancorata al fondale da cavi metallici, sorretta principalmente dalla spinta di Archimede.
Risulterebbe molto stabile alle sollecitazioni causate dai terremoti o maremoti.
Si risolverebbe anche il problema del vento e quello delle maree, che non sarebbero tanto forti da risultare problematiche a quella profondità.
Un’altra possibile proposta era quella di realizzare una galleria sotto il fondale marino. Questo progetto, di cui già si trattava intorno al 1870, era ispirato ai piani di Napoleone III per la realizzazione di un collegamento tra l’Inghilterra e il continente, piani che si concretizzeranno alla fine del’900 con la realizzazione dell’Eurotunnel.
Ad oggi il piano ufficiale per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, formulato nel 2011, consiste nella realizzazione di un ponte sospeso a campata unica con i piloni posti sulla terraferma. La luce, ovvero la distanza tra i piloni, sarà di 3300m: se realizzato, sarà il ponte sospeso più lungo del mondo per lunghezza della campata principale, superando di oltre 1000 metri i 2023 metri del ponte dei Dardanelli in Turchia.
Ma cosa implica la costruzione di un’opera così complessa dal punto di vista economico, ambientale e di opinione pubblica? Vi diamo appuntamento fra una settimana, con la seconda parte del nostro speciale che indagherà anche questi aspetti.